Descrizione
Giacomo Preti detto Giacomaccio
Eroe Boccioletese
Giacomo Preti, detto il Giacomaccio, il principale esponente di un partito degli uomini della montagna che raccolse le istanze delle comunità dell'alta valle. Assieme ad Alberto Giordani di Fobello, con l'alleanza di Giovanni Pietro Vinzio di Valduggia, fu artefice della rivolta popolare del 1519 contro i Varallesi del Consiglio Superiore.
Il Preti, dopo esser giunto con cento uomini armati sino al ponte sul Mastallone in Varallo e aver appiccato il fuoco ad alcune case di notabili valsesiani, si ritirò per accampare i duemila uomini al suo seguito presso la Balangera, in attesa dell'arrivo del Vinzio di Valduggia con la gente della Curia Inferiore.
Contro l'accampamento i Varallesi lanciarono capre e pecore con micce accese legate alle corna; la simulazione di un attacco d'uomini armati ebbe felice esito e gli uomini dell'alta valle fuggirono tornando ai loro monti.
L'attacco fallito dal Preti fu ritentato dal Giordani di Fobello, che con quattrocento uomini riuscì in tempo di Carnevale ad irrompere nella sala ove erano riuniti in Consiglio i reggenti varallesi, uccidendo anche alcuni rappresentanti della famiglia Scarognini.
Giordani e Vinzio, uniti anche da parentela, assieme al Preti avrebbero in tal modo assunto il potere in valle e organizzarono la resistenza dei valsesiani al tentativo di introduzione di una signoria locale con Tiberino Caccia. La composizione del lungo contrasto avvenne nel 1527 con l'incontro nel convento di S. Maria delle Grazie a Varallo di Giacomo Preti, in rappresentanza del partito della montagna e di Giovanni Ambrogio Scarognini, in rappresentanza della vicinanza varallese.
L'affermazione varallese del Preti sarebbe testimoniata dalla sua raffigurazione in uno dei 150 soggetti dipinti da Gaudenzio Ferrari nella Cappella del Crocefisso, una delle più antiche e prestigiose del Sacro Monte di Varallo, terminata nel 1528, anno seguente la composizione della vertenza tra Varallesi e abitanti della montagna.
Francesco Comoletti
Benefattore
Giuseppe Maria Sartorio
Scultore
Eroe Boccioletese
Giacomo Preti, detto il Giacomaccio, il principale esponente di un partito degli uomini della montagna che raccolse le istanze delle comunità dell'alta valle. Assieme ad Alberto Giordani di Fobello, con l'alleanza di Giovanni Pietro Vinzio di Valduggia, fu artefice della rivolta popolare del 1519 contro i Varallesi del Consiglio Superiore.
Il Preti, dopo esser giunto con cento uomini armati sino al ponte sul Mastallone in Varallo e aver appiccato il fuoco ad alcune case di notabili valsesiani, si ritirò per accampare i duemila uomini al suo seguito presso la Balangera, in attesa dell'arrivo del Vinzio di Valduggia con la gente della Curia Inferiore.
Contro l'accampamento i Varallesi lanciarono capre e pecore con micce accese legate alle corna; la simulazione di un attacco d'uomini armati ebbe felice esito e gli uomini dell'alta valle fuggirono tornando ai loro monti.
L'attacco fallito dal Preti fu ritentato dal Giordani di Fobello, che con quattrocento uomini riuscì in tempo di Carnevale ad irrompere nella sala ove erano riuniti in Consiglio i reggenti varallesi, uccidendo anche alcuni rappresentanti della famiglia Scarognini.
Giordani e Vinzio, uniti anche da parentela, assieme al Preti avrebbero in tal modo assunto il potere in valle e organizzarono la resistenza dei valsesiani al tentativo di introduzione di una signoria locale con Tiberino Caccia. La composizione del lungo contrasto avvenne nel 1527 con l'incontro nel convento di S. Maria delle Grazie a Varallo di Giacomo Preti, in rappresentanza del partito della montagna e di Giovanni Ambrogio Scarognini, in rappresentanza della vicinanza varallese.
L'affermazione varallese del Preti sarebbe testimoniata dalla sua raffigurazione in uno dei 150 soggetti dipinti da Gaudenzio Ferrari nella Cappella del Crocefisso, una delle più antiche e prestigiose del Sacro Monte di Varallo, terminata nel 1528, anno seguente la composizione della vertenza tra Varallesi e abitanti della montagna.
Francesco Comoletti
Benefattore
Giuseppe Maria Sartorio
Scultore